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Montagna e salute

Montagna

Chi vuole praticare escursioni in alta montagna, arrampicata o alpinismo sottoponendosi a lunghe ore di cammino, di stress fisico, di salite estenuanti non può prescindere dal godere di ottima salute.

Indubbiamente bisogna conoscere bene il proprio corpo, le proprie forze, i propri limiti fisici, senza mai sopravvalutare la capacità di resistenza, questo perché la fatica che insorge in montagna, per le conseguenze che comporta, è più subdola e pericolosa della fatica alla quale siamo abituati nella vita di tutti i giorni. Così come viene spiegato da chi si occupa di realizzazione siti web Roma, è necessario fare grande attenzione in un contesto così diverso dal nostro quotidiano. Basti considerare quanto possano essere gravi in questo contesto gli effetti che derivano dal primo importante sintomo della stanchezza ovvero il calo dell’attenzione.

Ma che cosa fare per valutare il proprio stato fisico e di salute?

A chi vuole intraprende salite molto difficoltose e con condizioni ambientali difficili si suggerisce sempre di parlarne prima di tutto con il proprio medico curante, mettendo da parte paure e falsi pudori e pigrizia.

Il vostro medico saprà aiutarvi meglio di quanto crediate, i suoi consigli vi daranno la dimensione di quello che potrete e/o non potrete fare in montagna.

Innanzitutto bisogna avere l’abilità ortopedica e non avere avuto problemi recenti.
Avventurarsi con tendiniti croniche, nevralgie, artriti, lombaggini è altamente rischioso, poiché in queste condizioni si tende ad appoggiare in modo errato il piede e, oltre a peggiorare la situazione, si rischiano incidenti e cadute dovute alla scarsa coordinazione.

Poi bisogna assicurarsi della propria idoneità cardiaca e per questa abbiamo bisogno del medico. Una prima visita indagherà sul nostro passato: abbiamo mai avuto problemi durante lo sforzo (dolori, affanni, palpitazioni irregolari), abbiamo mai avuto svenimenti? Si ricordi che lo svenimento è nella maggior parte dei casi un fenomeno benigno specialmente in chi ha una pressione arteriosa bassa, e in chi beve poco d’estate.

Poi il medico dovrebbe auscultarci il torace e capire se abbiamo soffi, se ne nota qualcuno ecco che dovrebbe, per sicurezza, chiedere un ECOCARDIOGRAMMA DOPPLER, tuttavia di solito questo non è necessario, non è di routine.

Quello che invece è obbligatorio è il classico ELETTROCARDIOGRAMMA, che purtroppo ci dice poco, perché il cuore viene studiato nel suo metabolismo a riposo.
Per questo motivo l’esame principe dell’aspirante alpinista è l’ELETTROCARDIOGRAMMA SOTTO SFORZO, che studia il metabolismo cardiaco sotto pressione, consentendo di rilevare la più piccola anomalia, specialmente se il muscolo cardiaco non riesce a ricevere il massimo di ossigeno tramite la circolazione delle arterie coronarie.
La maggior parte (80%) delle morti improvvise sono dovute all’ischemia (=mancanza di ossigeno al muscolo cardiaco) e la causa del mancato arrivo di ossigeno è un’ostruzione alla circolazione all’interno delle coronarie. Purtroppo l’intasamento si verifica velocemente, però sappiamo che il tappo (una trombosi = coagulo) si forma solo sopra una placca di colesterolo, la quale si forma lenta, negli anni, all’interno della coronaria. Pertanto l’importante è scoprire le placche (la aterosclerosi ???), e il modo più semplice che abbiamo è l’elettrocardiogramma da sforzo. Ci sono altre analisi possibili, per esempio scintigrafia con radioisotopi, TAC, coronarografia mediante cateterismo, ma sono molto più complicate.
L’ elettrocardiogramma da sforzo è consigliabile all’alpinista che ha più probabilità di avere aterosclerosi: chi ha più di 45 anni, chi fuma, chi è sovrappeso, chi ha il colesterolo alto, chi ha la pressione alta, chi è diabetico.

Visto che poi nello sport di resistenza come l’alpinismo conta una buona ventilazione polmonare, bisogna escludere un’importante asma bronchiale, la bronchite cronica, l’enfisema. Con l’auscultazione dei polmoni si può appurare il loro stato di salute, ma in casi sospetti si deve ricorrere alla SPIROMETRIA. E’ da notare che un lieve asma non è una controindicazione all’attività. L’alta quota, inoltre, è un ambiente povero di agenti e polveri allergizzanti, tuttavia è sufficiente sapere di avere tale problema e portarsi dietro lo spray broncodilatatore.

Periodicamente (ogni tre quattro anni) va fatto un completo esame del sangue: questo ci dà una panoramica generale sullo stato di salute dei reni, del fegato, sul numero di cellule circolanti. Ad esempio pochi globuli rossi indicano un certo grado di anemia, è il classico problema dello sportivo che si nutre con una dieta povera di carne e con una minima ma costante distruzione dei globuli rossi (emolisi all’interno della pianta del piede durante la marcia).

Talvolta pure un atleta sano può accasciarsi colto da sincope o purtroppo da morte improvvisa, è quel tipo di notizia che si legge ogni tanto sulle cronache sportive. Ciò è dovuto ad un’aritmia fatale detta fibrillazione ventricolare. Di solito essa è appannaggio dei cardiopatici e di chi ha un cuore fortemente ischemico, malformazioni dalla nascita, ma può colpire pure lo sportivo sano principalmente in due casi: il dopato di cocaina o il disidratato.
La disidratazione in montagna è pericolosissima, è spesso poco avvertita, poiché l’alpinista può sentire freddo, può essere concentrato sulla scalata, ma non avere sintomi evidenti della disidratazione la quale unita alla forte sudorazione si accompagna alla perdita di potassio e magnesio. Questi elettroliti sono fondamentali per l’equilibrio elettrico cardiaco. Ecco perché una carenza di questi sali minerali può creare un disordine nel cuore e far scaturire una fibrillazione mortale. E’ sufficiente assumere ogni volta un po’ di sali disciolti in acqua, o un succo di frutta per azzerare quasi completamente questo rischio. Naturalmente questi sali sono pure contenuti nei cibi, specialmente la frutta.

In definitiva l’elettrocardiogramma da sforzo rappresenta un valido strumento di diagnosi della propria condizione fisica, soprattutto se si devono affrontare una serie di impegni alpinistici agonistici; deve obbligatoriamente eseguirlo chi ha compiuto 45 anni, o presenta i fattori di rischio per aterosclerosi.
Inoltre è sempre bene presentarsi alla scalata in forma, allenati, ma con almeno tre giorni di riposo alle spalle, e con una bottiglietta di sali minerali nello zaino.

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